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 Gabriel Garcia Marquez

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MessaggioTitolo: Gabriel Garcia Marquez   Gabriel Garcia Marquez Icon_minitimeMar Lug 01, 2008 4:12 pm

Gabriel García Márquez

« La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla »

(Gabriel García Márquez)
Garcia Marquez autografa una copia di Cent'anni di solitudine all'Havana, Cuba Medaglia del Premio Nobel Nobel per la letteratura 1982

Gabriel José de la Concordia García Márquez (Aracataca, 6 marzo 1927[1]) è uno scrittore e giornalista colombiano, insignito, nel 1982, del Premio Nobel per la letteratura.

La sua notorietà si deve principalmente alla attività di scrittore, nella quale si è espresso ad un altissimo livello, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica in tutto il mondo. Considerato il maggior esponente del cosiddetto realismo magico in narrativa, ha contribuito a rilanciare fortemente l'interesse per la letteratura latinoamericana.

La sua prosa è sempre scorrevole, ricchissima, immaginifica e costantemente pervasa di una amara ironia, la struttura dei suoi romanzi complessa e articolata, con frequenti intrecci fra realtà e fantasia, fra storia e leggenda, con una grande padronanza nel gestire diversi piani di lettura, anche allegorici, oltre che di un uso sapiente dei flashback e dell'articolarsi di vicende parallele..


Primogenito del telegrafista Gabriel Eligio García e di Luisa Santiaga Márquez Iguarán, Gabriel García Márquez nacque ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia, il 6 marzo 1927. Dopo il trasferimento a Riohacha, crebbe con i nonni materni: il colonnello Nicolás Márquez e sua moglie Tranquilina Iguarán.

Nel 1937, a seguito della morte del nonno, Gabriel García Márquez si trasferì a Barranquilla per studiare. Dal 1940 frequentò il Colegio San José e si diplomò al Colegio Liceo de Zipaquirá nel 1946.

L'anno dopo, García Márquez si trasferì a Bogotá per studiare giurisprudenza e scienze politiche presso l' Universidad Nacional de Colombia, ma presto abbandonò lo studio di quelle materie che non lo affascinavano.

Dopo i disordini del 1948, in cui nel rogo della pensione in cui abitava bruciarono alcuni suoi scritti, si trasferì a Cartagena dove cominciò a lavorare dapprima come redattore e poi come reporter de "El Universal". Alla fine del 1949 si trasferì a Barranquilla per lavorare come opinionista e reporter a "El Heraldo". Su invito di Álvaro Mutis, nel 1954 García Márquez tornò a Bogotá, a lavorare a El Espectador come reporter e critico cinematografico.

L'anno successivo trascorre alcuni mesi a Roma, dove segue dei corsi di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, in seguito si trasferisce a Parigi. Nel 1958 sposa Mercedes Barcha e, dopo la vittoria di Fidel Castro, visita Cuba e lavora (prima a Bogotà, poi a New York) per l'agenzia "Prensa latina", fondata dallo stesso Castro.

Nel 1958, dopo un soggiorno a Londra, García Márquez tornò in America, stabilendosi in Venezuela.

A Barranquilla, sposò Mercedes Barcha, da cui ebbe presto due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (che nacque in Messico tre anni più tardi). Nel 1961 si trasferisce a New York come corrispondente di Prensa Latina. Le continue minacce della CIA e degli esuli cubani lo inducono a trasferirsi in Messico.

Nel 1967 pubblicò la sua opera più nota: Cent'anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo. Un'opera che è considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico. Una curiosità: il paese immaginario Macondo deve il suo nome ad una zona vicino al suo paese di origine, dove erano presenti molti vigneti, che l'autore poteva vedere in treno durante i suoi viaggi.

Seguiranno numerosi altri romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto Cronaca di una morte annunciata, e l'ironico L'amore ai tempi del colera, pubblicati negli anni ottanta, che ottengono un grande successo di pubblico in tutto il mondo, e dai quali sono state tratte omonime versioni cinematografiche.

Dal 1975, Márquez vive tra il Messico, Cartagena de Indias, L'Avana e Parigi. Nel 1982, venne insignito del Premio Nobel per la letteratura. Nel 1999 gli viene diagnosticato un cancro linfatico che lo spinge a iniziare a scrivere le sue memorie e nel 2000 il periodico peruviano "La República" diffonde l'errata notizia secondo cui il nobel sarebbe ormai agonizzante.

Poco dopo iniziò a circolare in rete uno scritto, "La Marioneta", del quale gli venne attribuita la paternità, quale suo commiato dagli amici più cari. L'errata attribuzione di paternità ebbe una rapidissima diffusione grazie ad internet. In un'intervista al periodico mattutino salvadoregno "El Diario de Hoy", datata 2 giugno 2000, fu lo stesso Marquez a smontare la diceria, affermando, tra l'altro: "Quello che potrebbe uccidermi è che qualcuno creda che io abbia scritto una cosa così kitsch. È la sola cosa che mi preoccupa". In seguito, Marquez e il vero autore dell'opera, Johnny Welch, si incontrarono, ponendo fine alla querelle.

Nel 2002 ha pubblicato la prima parte della sua autobiografia intitolata Vivere per raccontarla. Nel 2005 Marquez, vinta la sua battaglia contro il cancro, è tornato alla narrativa pubblicando il romanzo "Memorie delle mie puttane tristi".
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MessaggioTitolo: Se io avessi un pezzo di vita   Gabriel Garcia Marquez Icon_minitimeMar Lug 01, 2008 4:13 pm

Se Io AveSSi un PeZZo di ViTa...



Se solo per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di pezza e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma in definitiva penserei tutto ciò che dico. Darei valore alle cose, non per ciò che valgono, ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, capirei che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei quando gli altri si fermano, mi sveglierei mentre gli altri dormono. Ascolterei mentre gli altri parlano, e come mi goderei un buon gelato al cioccolato!
Se Dio mi facesse dono di un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi butterei disteso al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo, ma anche la mia anima. Dio mio se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio, e aspetterei che il sole uscisse. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sulle stelle una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Annaffierei con le mie lacrime una rosa, per sentire il dolore delle sue spine, e con le labbra la carnosa sensazione dei suoi petali... Dio mio, se io avessi un pezzo di vita... Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente a cui voglio bene, che le voglio bene. Convincerei ogni uomo ed ogni donna che essi sono i miei preferiti, e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano al pensare che smettono d'innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono d'innamorarsi! A un bambino darei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.

Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l'ultimo giorno che vedi coloro che ami. Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio.
Mantieni coloro che ami vicini a te, di loro all'orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli "mi dispiace", "perdonami", "per piacere", "grazie", e tutte le parole d'amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per saperli esprimere; e dimostra ai tuoi amici quanto t'importano.

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